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Artmaker #5

Durante Share Festival XVI sono state presentate, insieme a Share Prize, le 6 opere prodotte nella quinta edizione di Artmaker.

Opere





In circuito

Apotropia

LE STELLE CI FORNISCONO UNA FOTOGRAFIA DEL PASSATO, EPPURE DA MILLENNI L’UOMO OSSERVA LE TRAIETTORIE DEI CORPI CELESTI PER INTERPRETARE IL FUTURO. L’INTER-CONNESSIONE ED IL PERCORSO CICLICO DEI CORPI CELESTI SONO I PARAMETRI FONDAMENTALI CHE PERMETTONO AGLI UOMINI DI IPOTIZZARE GLI EVENTI FUTURI DECIFRANDO QUELLI DEL PASSATO.

“In Circuito” è un’installazione che rende omaggio alla ciclicità della natura attraverso geometrie, suoni e proiezioni di luce all’interno di uno “spazio circoscritto di cielo”: un templum nella sua accezione originaria.

Un’opera di APOTROPIA (Antonella Mignone + Cristiano Panepuccia) con la collaborazione di Giovanni Belli.

Asph3a

Giorgio Alloatti e Liliana Caruso

ACOUSMATIC SYSTEM FOR PLANT AND HUMAN WITH THREE ALGORITHMS

Nella eterogeneità generale delle pratiche artistiche una visione obiettiva dei contenuti ci viene data dai nostri gatti amanti della musica sperimentale, non abbiamo un percorso diretto o degli schemi precisi ma una genuina emergenza comunicativa mediante la quale cerchiamo di portare il noise in un’accezione psicoanalitica in giro per il cosmo veicolando le diverse trame e significati attraverso la letteratura, la filosofia e la meditazione. I nostri lavori si formano mediante vari mezzi, la ricerca, la sperimentazione, la scrittura, l’arte circense, il disegno, l’elettronica e il suono puro, oscuro e tangibile






Exploit

Carlo Gambirasio

EMBRACE EXTEND EXTINGUISH È UNA STRATEGIA DI MERCATO INAUGURATA DA MICROSOFT E ADOTTATA DAI BIG TECH PER GUADAGNARE EGEMONIA DI MERCATO SULLA COSTRUZIONE CONTINUA DEL POST REALE.

Nel contesto della nascita semi spontanea delle nuove tecnologie di interconnessione digitale, quando il nuovo é ancora troppo acerbo per attrarre l’investimento, le comunità open source sono il motore dell'innovazione.

Successivamente a questi primi momenti di sviluppo embrionale, quando i nuovi strumenti guadagnano pubblico e entrano in gioco i pesi massimi, si innesca il meccanismo: le tecnologie open source vengono adottate con minime rielaborazioni per essere estese al grande pubblico e immediatamente asservite a necessità di produzione.
L’opera costituisce un ritratto dell’affanno schizofrenico di questo processo: il continuo proliferare di concetti e sistemi che forniscono struttura alla nostra realtà sintetica prende corpo nell’incessante, energetico dibattersi dei flussi d’aria, ingabbiato nella forma tangibile della plastica, reso visibile, e perciò fruibile, dall’agente stesso della sua costrizione.

L’exploitation bio-capitalista, di per sè nè buona nè cattiva, è ingranaggio dal sapore futurista, preso come elemento costituente di un sistema che necessita solo della consapevolezza per essere ritorto contro sé stesso.
L’accelerazionismo, come sistema ritorsivo, si fa strumento di questa consapevolezza, in un gioco delle parti che, nel contesto della digitalizzazione, vede l'utente come soggetto detentore di potenzialità senza precedenti.

RE/Fluo

Francesca Fini

RE/FLUO È UNA PROVOCAZIONE ARTISTICA CHE INDAGA LE POTENZIALITÀ E LE CONTRADDIZIONI DELLA CRYPTO-ARTE, ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO DELLA PERFORMANCE ART.

Al centro della scena viene allestito un piccolo studio fotografico dominato da una Lightbox cubica di tessuto bianco. La Lightbox, illuminata da due pannelli al neon, serve a contenere e isolare una serie di assemblaggi geometrici di rifiuti, scarti, spazzatura non organica di vario tipo (plastica, relitti di metallo, brandelli di tessuto) a creare delle bizzarre still-life 2.0. Le opere, inserite nella Lightbox e fatte girare lentamente su un espositore elettrico, sono scannerizzate con un dispositivo fotogrammetrico che le trasforma in oggetti digitali tridimensionali. Sculture virtuali che saranno immesse sul mercato degli NFT per essere vendute al migliore offerente.

Questo processo di produzione collettiva, immissione sul mercato e vendita, viene agito, documentato e mostrato al pubblico in tempo reale durante il Festival.



Oloflower

Alessandro Sciaraffa

L’OPERA È UNA RAPPRESENTAZIONE OLOGRAFICA TRIDIMENSIONALE DI UN OGGETTO REALIZZATO TRAMITE RAGGIO LASER RIFLESSO SU DEGLI SPECCHI E IMPRESSIONATO SU PELLICOLA O LASTRA FOTOSENSIBILE.

Il primo che teorizzò nel 1947 l’olografia è stato il fisico ungherese Dennis Gabor (1900-1979), un’immagine ottenuta per interferenza di due fasci laser che consente la riproduzione tridimensionale per effetto di rifrazione.

Il Fiore di Marte intende portare il seme di un fiore appunto sul pianeta Marte e osservarne la sua crescita finché non sboccia in fiore. Qualcosa che non esiste ma che esiste già. La concezione che nell'ologramma sia già una realtà.

L’ologramma ha contribuito alla teorizzazione dell’Universo come elemento unico, già espresso nelle filosofie orientali dove la realtà è considerata come un’illusione che ha però una sua specificità tutta interconnessa a una velocità superiore a quella della luce che è immediata. Realizzata in forma olografica, il Fiore di Marte ne trasferisce l’idea di qualcosa che è già realtà, già esiste. Questa idea che sia già una realtà è la chiave della scelta di usare un ologramma come modalità di visualizzazione stessa.

Questo ologramma nasce in collaborazione con Mauro Melotti, unico olografo italiano di una certa esperienza. In "Oloflower" il soggetto è un fiore magnetico generato da campi magnetici le cui forme sono a loro volta generate dal magnetismo di polveri di ferro. Si tratta di’ un concetto di luce. L’ologramma sposta il punto di vista dell’oggetto, del fenomeno, della realtà. Noi vediamo una parte della realtà e quindi non riusciamo a darle una comprensione. Cambiare il punto di vista di luce modifica la realtà stessa. L’oggetto è lì, nel processo fotografico.



Cristallo di Luce

Diego Scroppo

CRISTALLO DI LUCE È UN’OPERA D'ARTE PUBBLICA AD ALTO CONTENUTO INNOVATIVO E TECNOLOGICO, NATA NELL’AMBITO DI ARTMAKER#5 E VINCITRICE DEL BANDO ARTWAVES DI COMPAGNIA DI SAN PAOLO, CHE IMPIEGA IL FOTOVOLTAICO PER LA GENERAZIONE DI ENERGIA.

Per Artmaker#5 viene presentato in mostra il modello in scala 1:10 della scultura che sarà alta 7 metri, il quale simula il funzionamento attraverso tecnologie sostenibili per la ricarica di piccoli dispositivi come tablet e cellulari.

Presentato ad Aosta in mostra e conferenza all’interno di T*Danse con il partner TIda Teatro Instabile di Aosta, è stato inoltre al centro del workshop in collaborazione con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presso l’IIS Natta di Rivoli.

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